domenica 7 aprile 2019

PSICOLOGIA: La depressione nel bambino

La depressione è un'alterazione del tono dell'umore, verso una forma di tristezza che può portare l'abbassamento dell'autostima e una possibile tendenza all'autopunizione.

Essa può colpire oltre agli adulti anche i bambini, che ne possono soffrire maggiormente in quanto non sono in grado di accorgersi dei possibili sintomi.


Uno dei sintomi della depressione infantile riguarda le attività cognitive, come l'abbassamento dell'autostima, mentre a livello fisico si sentirà stanco, affaticato e potrà avere disturbi del sonno.
VITA, TRA SFIDE E PASSAGGI
Lo sviluppo è esteso all'intera durata della vita di un individuo, che nel suo percorso affronta una serie di sfide e attraversa vari passaggi. In ogni transizione il soggetto porta con se i propri vissuti e le proprie esperienze che vengono poi utilizzati per risolvere le sfide che la vita gli propone. Le teorie dello sviluppo che hanno avuto una rilevanza particolare sono quella di Freud e quella di

Secondo Sigmund Freud lo sviluppo del bambino è rappresentabile come un continuo superamento di "sfide". Allo scopo di interpretare l'origine e l'evoluzione di tale processo evolutivo egli ha descritto come, attraverso le fasi dello sviluppo psicosessuale, il bambino si cimenti con il conflitto che si viene a creare tra i propri desideri e le richieste sociali.
Se il bambino riesce a controllare queste fasi, si avvia verso uno sviluppo psicologicamente armonico; in caso contrario si verificano delle fissazioni, che in seguito possono provocare l'insorgere di possibili nevrosi, ossia la libido si può fissare su oggetti e zone erogene. 

Le fasi sono: 
-DALLA NASCITA AD UN ANNO CIRCAfase orale (il bambino trae piacere dalla zona della bocca e la suzione è l'attività centrale; 
-1/3 ANNI CIRCAfase anale (il bambino trae piacere dalla zona intorno all'ano; le attività più interessanti sono espellere e trattenere);
-3/6 ANNI CIRCAfase fallica (l'attenzione per i bambini di entrambi i sessi è concentrata sul pene, si verificano le prime attività di autoerotismo. In questo periodo ha luogo il complesso edipico); 
-7/11 ANNI CIRCAlatenza (i bisogni sessuali apparentemente si sopiscono momentaneamente e i bambini dirigono l'energia psichica in attività sociali); 
-ADOLESCENZA/ETA' ADULTAfase genitale(nella pubertà si risvegliano le pulsioni sessuali; i genitali sono la fonte di sensazioni piacevoli. Si sviluppa la sessualità genitale adulta, la ricerca della soddisfazione sessuale avviene attraverso rapporti eterosessuali). 

ERISKSON: LO SVILUPPO PSICOSOCIALE 
Lo psicoanalista statunitense Erik H. Erikson individua una serie di crisi che si possono manifestare nel corso della vita. L'individuo è chiamato ad affrontare questi periodi critici in età differenti generalmente li risolve attraverso lo sviluppo di abilità psicosociali.
Secondo Erikson lo sviluppo avviene attraverso il superamento di eventi specifici nel corso di ampie fasi di età: è necessario quindi superare ogni stadio con successo affinché la tappa successiva non presenti maggiore difficoltà.

Le fasi sono:
-DALLA NASCITA A UN ANNO: fase del conflitto tra fiducia e sfiducia
-DA 1 A 3 ANNIfase del conflitto tra autonomia o vergogna e dubbio
-DA 3 A 6 ANNI: fase del conflitto tra iniziativa e sensi di colpa
-DA 6 A 12 ANNIfase del conflitto tra operosità e sentimento di inferiorità
-ADOLESCENZAfase del conflitto tra identità e confusione dei ruoli
-GIOVINEZZAfase del conflitto tra intimità e isolamento
-MATURITA'fase del conflitto tra generatività e stagnazione 
-SENILITA'fase di conflitto tra integrità dell'io e disperazione

SOCIOLOGIA: Dal novecento ai nostri giorni

la sociologia è nata in Europa, tuttavia uno dei terreni di sviluppo più fertili è stata l'America, dove dai primi anni del novecento sono stati registrati i progressi più significativi. La sociologia statunitense si è resa autonoma da quella Europea quando ha iniziato a caratterizzarsi come ricerca applicata alla soluzione dei problemi concreti che insorgono nella società industrialeGli autori europei hanno affrontato problematiche di carattere generale, legate al grande mutamento sociale provocato dall'industrializzazione: il sistema di produzione, le forme di "solidarietà" sociale, l'azione sociale, il processo di secolarizzazione; però la società ha avuto problemi più pratici e urgenti. Furono appunto i sociologi statunitensi a condurre per primi delle indagini finalizzate alla comprensione e alla soluzione di questi problemi (vita nei quartieri periferici, cultura degli immigrati,...). Caratteristico della sociologia statunitense è sempre stato un atteggiamento meno teorico rispetto alla sociologia Europea.

CHICAGO, UNA CITTÀ-LABORATORIO 
Lo sviluppo urbano e quello industriale sono imponenti e l'immigrazione è uno dei nodi centrali che le amministrazioni locali e quelle centrali si trovano a dover sciogliere. A Chicago tra il 1871-1892 la popolazione cresce del 300% e a a causa di questo ci sono delle ripercussioni sul piano sociologico.

SOCIOLOGIA:La scuola


In questo contesto storico la scuola di Chicago assume particolare rilievo, grazie all'originalità e costanza con cui si dedicò a tematiche che fino ad allora nessuno aveva considerato di rilevanza scientifica. 
Tipico di questa scuola fu un approccio ecologico ai problemi sociali. Gli autori sostennero che gli abitanti di un centro urbano sono tesi a competere con gli altri per sopravvivere e che trionfa chi si adatta meglio alla nuova situazione. 
Al contrario, gli studiosi del Dipartimento di sociologia, si avvicinarono ai problemi con una sensibilità e una strumentazione concettuale etnografiche, recandosi sul posto e raccogliendo testimonianze in prima persona.
 La sociologia dunque inizia in questo periodo a proporsi come strumento a disposizione dell'amministratore pubblico.  
 

WILLIAM THOMAS, FLORIAN ZNANIECKI E IL CONTADINO POLACCO
La più famosa tra le ricerche maturate nel contesto della scuola di Chicago è quella sorta da william Thomas e Florian Znaniecki su il contadino polacco in Europa e in America. 
In quegli anni la migrazione dei polacchi in America e in alcuni stati dell'Europa aveva raggiunto dei livelli molto alti tali che era considerata un problema sociale rilevante. Essi studiarono il fenomeno indagando soprattutto sulle cause e le conseguenze degli atteggiamenti e dei comportamenti di chi vi era coinvolto.
 Infine affermarono che la causa di un fenomeno sociale o individuale è la combinazione dell'uno e dell'altro.

PSICOLOGIA: La maturità

La mezza età è quel periodo che si colloca al centro dell'età matura. 
Questo periodo rappresenta un momento di crisi a causa della diminuzione delle opportunità, infatti per delle donne o degli uomini adulti tutto sembra essere già stato raggiunto. 
Una persona di mezza età ha assunto già decisioni importanti ed è più portata a fare bilanci sul passato. Essa è vissuta come un periodo di rallentamento da parte di molti, ma al contrario altre persone la vivono come una nuova sfida. 
 
LA SINDROME DEL NIDO VUOTO
I motivi dei cambiamenti che si verificano nel corso della mezza età riguardano la definitiva uscita di casa dei figli e la morte dei genitori. Si realizza così la sindrome del nido vuoto, che colpisce molti genitori nella tarda età. I genitori possono reagire in modi diversi come ad esempio tramite la reazione depressiva, oppure si possono verificare delle crisi coniugali, in quanto viene a mancare un possibile e utile mediatore, il figlio. In altri casi invece può verificarsi un avvicinamento della coppia.

psicologia

L'autismo: una psicosi infantile

LA PSICOSI PIÚ TEMUTA
In età evolutiva occupano un posto di grande rilievo sia per le ricadute familiari, sia per il loro impatto sociale. Tra queste, la forma piú nota e temuta é certamente l'autismo. I dati epidemiologici non sono concordanti e segnalano un'incidenza di questa psicopatologia variabile tra i 5 e i 30 casi per ogni 10.000 nati: tali differenze dipendono in gran parte del disaccordo sui criteri diagnostici, ancora in gran parte irrisolto. Il termine autismo fu coniato nel 1911 per descrivere individui completamente assorbiti dalle proprie esperienze interiori, con una conseguente perdita dell' interesse per la realtá esterna. Nel 1943 venne formulata la prima definizione di sindrome autistica: una forma di psicosi piuttosto la prima sintomatologia é contrassegnata da profondo isolamento sociale, gravi insuccessi nello sviluppo del linguaggio e conseguente incapacità di instaurare un adeguato sistema di comunicazione, con preferenza per comportamenti rituali o compulsivi, disturbi cognitivi, ecc...


CAUSE ORGANICHE, BIOLOGICHE, PSICOLOGICHE
Le ipotesi relative alle origini di questa psicosi infantile non sono concordanti. Ve ne sono alcune formulate negli ambiti della genetica, dell'immunologia, della biochimica e della neurologia, che indagano le possibili cause organiche di questo tipo di psicosi infantile, per esempio riconducendole a eventuali anomalie in alcune aree cerebrali. Un contributo alla ricerca in tal senso é stato dato dalla scoperta dei neuroni a specchio , particolari tipi di neuroni, cioé cellule specializzate nella raccolta e nella conduzione degli impulsi nervosi: gli studi hanno dimostrato che nei bambini autistici si attivano in modo carente.
Altri studiosi attribuiscono l'autismo a una incapacità biologica di provare attaccamenti emotivi, che si manifesta prevalentemente nelle famiglie in cui i genitori sono emotivamente impassibili. Stando a questa teoria, quindi, la causa dell'autismo va ricercata nella freddezza e nel distacco dei genitori. A questa ipotesi si contrappone la tesi secondo cui la causa dell'autismo va ricercata in uno specifico tratto distintivo dell'educazione. Come afferma Leon Eisenberg, i genitori di questi bambini "s'interessano a loro solo nella misura in cui si dimostrano capaci di eseguire automatismi; donde la frequenza, tra bambini autistici, di prodigiosi exploit recitativi di cose esposte a memoria, perfino di capacità astratta di calcolo superiori alla media. Si tratta di genitori che esigono dal loro figlio un conformismo comportamentale: si vuole avere un bambino "perfetto", vale a dire un bambino che obbedisce, che esegue, ma che non ha esigenze proprie".




































ANTROPOLOGIA: Malinovski

Per Malinowski la cultura è un secondo ambiente: un complesso di istituzioni, idee, tecniche, credenze degli esseri umani creano per rispondere ai bisogni fondamentali della loro vita. Queste creazioni corrispondono a una serie di norme, quali possono essere l'economia, la parentela, l'educazione, la politica ecc. Tutte queste attività danno vita a degli imperativi 
strumentali, nel senso che gli esseri umani devono comportarsi in alcuni modi piuttosto che in altri, per adeguarsi alle aspettative sociali. Vi sono gli imperativi integrativi, che consentono appunto di integrare i comportamenti in vista si uno scopo. Tali imperativi sono la religione, la magia e la conoscenza, ognuna delle quali dà risposte a problemi differenti.

domenica 24 marzo 2019

Quando inizia l'umanesimo?

Definire una data di inizio del periodo umanista non è semplice, cosi come non lo è stabilire i suoi iniziatori.
Sul piano letterario è a Francesco Petrarca che la maggior parte degli studiosi attribuisce il ruolo di iniziatore della nuova corrente umanistica.
La lettura delle opere di Petrarca mostra come la "novità" dell'Umanesimo si apra sulla riscoperta dell'antico e del "classico" contro la cultura del suo stesso tempo. Il bersaglio polemico fu in effetti la cultura della tradizione scolastica imperante tra la fine del XIII e la prima metà del XIV secolo. Il primo movimento culturale della modernità sostenne, in definitiva, le ragioni di un ritorno al passato idealizzato dell'età classica, lontana molti secoli dal suo presente.
Dopo le opere di Tommaso d'Aquino e di Bonaventura da Bagnoregio, la cultura scolastica medievale entrò in crisi.


venerdì 8 febbraio 2019

Pedagogia

L'AFFERMAZIONE DELL'UMANSESIMO
L'affermazione dell'Umanesimo e della sua proposta educativa in Italia a partire dalla metà del XIV secolo pone numerose questioni di carattere storico: una tra queste è la svalutazione dell'età medievale.

Questa tendenza a svalutare il Medioevo cominciò a farsi strada con l'opera di alcuni intellettuali che animarono il vasto movimento poi definito con il termine Umanesimo. Agli umanisti stessi si può far risalire l'approccio negativo nei confronti del Medioevo: furono proprio loro a diffondere un atteggiamento di critica aspra della cultura medievale, specialmente nei suoi aspetti teologici, e l'esigenza correlativa di un pensiero nuovo e di una nuova concezione del mondo e della vita.












Sociologia

MAX WEBER
La razionalizzazione
Anche il tedesco Max Weber si trova a riflettere sull'evento storico della società industriale, mettendone in luce alcune caratteristiche molto importanti.
A differenza di Durkheim, l'attenzione di Weber è attirata non tanto dall'industrializzazione come tale, quanto da un processo più vasto di cui la nascita del capitalismo prima, e dell'economia industriale poi, non sono che le manifestazioni più evidenti. Egli lo chiama processo di razionalizzazione.
Da sempre l'umanità cerca di spiegarsi ciò che le accade intorno, attribuendo gli eventi a delle cause, a dei motivi: se mi sto bagnando è perchè piove. Ma molto diversi sono l'atteggiamento dell'uomo premoderno e l'atteggiamento di quello moderno di fronte a ciò che non si capisce, di cui non comprendiamo le cause. Mentre il primitivo per spiegare ciò che non capisce ricorre a delle forze oscure e sovramondane, l'uomo razionalizzato della società occidentale pensa che nulla sia di principio inesplicabile: se qualcosa gli sfugge, ciò dipende dai suoi limiti personali, oppure dai limiti della conoscenza che prima o poi potranno essere superati, e non dall'esistenza di ambiti della realtà che siano di principio imperscrutabili.
Per Weber la razionalizzazione della società è quindi quel processo attraverso cui la fede nell'esistenza di cause in linea di principio comprensibili per tutti i fenomeni naturali.



La secolarizzazione
Un fenomeno parallelo alla razionalizzazione è, logicamente, una progressiva secolarizzazione della società, cioè la perdita di valore delle credenze religiose e superstiziose tradizionali a vantaggio di comportamenti più laici e razionali.






Le religioni profetiche

Weber sottolinea che la razionalizzazione in verità scaturisce paradossalmente da una concezione della vita di natura religiosa. Infatti il processo di razionalizzazione difficilmente avrebbe potuto avviarsi se le religioni profetiche non avessero scalzato la religiosità di tipo magico. Quest'ultima si esprime per esempio attraverso la mistica, la stregoneria o la religiosità dei misteri pagani e conduce l'individuo a perdersi nella divinità.
L'essere umano si unisce con la divinità senza mediazioni e fa esperienza diretta con il sacro senza dover ricorrere ad un pensiero logico, rendendo così difficile la comunicazione di quanto è stato esperito.
Le religioni profetiche invece costruiscono discorsi razionali intorno al divino e al nostro rapporto con esso, insegnando in tal modo agli esseri umani ad acquisire un atteggiamento sempre più razionale verso questo mondo, che a sua volta è sempre meno abitato da manifestazioni immanenti della divinità.

lunedì 4 febbraio 2019

Psicologia

LO SVILUPPO EMOTIVO E SOCIALE DEL BAMBINO

 
CHE COSA SONO LE EMOZIONI

Le emozioni sono definite come stati complessi dell'organismo caratterizzati da fattori psicologici e fisiologici: la paura, ad esempio, è uno stato mentale accompagnato da modificazioni fisiche. Questi cambiamenti rendono l'organismo pronto ad una risposta adattiva, ossia idonea a favorire l'adattamento ad una certa situazione.
IL RUOLO DELLE EMOZIONI
Le emozioni influe
nzano l'attenzione, la motivazione e gli interessi personali, indicandoci gli scopi verso cui muoverci e aiutandoci a conseguirli. Anche nei processi di valutazione entrano in gioco le emozioni: infatti un oggetto è ritenuto bello o brutto a seconda del fatto che mi piaccia o non mi piaccia e alle esperienze a cui si collega.
Molti studi hanno evidenziato che elementi percettivi, motori, cognitivi ed emotivi interagiscono tra loro nello sviluppo. Uno sviluppo emotivo regolare faciliterà quindi la maturazione cognitiva e sapendo affrontare e gestire le proprie emozioni si riuscirà a mettere in atto la risposta adatta alla situazione che si sta vivendo.
EMOZIONE  E RELAZIONI
Già dalla nascita il bambino è predisposto alla relazione e alla comunicazione di emozioni (rabbia, gioia, tristezza, paura, disgusto) con altri esseri umani. Lo scambio con la madre è la base dello sviluppo emotivo, infatti ella deve fare da specchio per le emozioni che il bambino prova in modo che il piccolo possa imparare a riconoscerle e ad entrare in contatto con la propria interiorità.

Psicologia

LO SVILUPPO DI SÉ

 
LA DEFINIZIONE DEL SÉ
Lo sviluppo emotivo del bambino è possibile grazie all'integrazione delle dimensioni cognitive, percettive e motorie con il proprio sé.
il sé è quindi la totalità delle componenti psichiche individuali, che permettono di distinguere ciò che appartiene a se stessi e ciò che invece appartiene alla realtà esterna. Gli studi sullo sviluppo delle emozioni hanno portato diverse teorie.
 
TEORIA DELLA DIFFERENZIAZIONE DI BRIDGES
Secondo la teoria della psicologa canadese Katherine Bridges, i bambini al momento della nascita provano solamente una sorta di generica eccitazione, ossia di emozioni indifferenziate che si manifestano con movimenti disordinati e tramite il pianto. Solo in seguito le emozioni si differenziano.